Abito lo spazio, personale di Sara Basta a Spazio Y a Roma a cura di Simona Merra, nasce da un concetto particolare ovvero cucire un abito per il pavimento dell’ambiente unendo il momento personale e intimo del vestire e un aspetto che si concretizza nel dialogo con l’esterno, il luogo. L’abitare, l’abitudine sono concetti che vengono espressi in maniera semplice ed efficace. A ciò si aggiunge un valore in più: la sacralità del dono, perché questo abito sarà composto dalle stoffe donate all’artista da adulti, bambini, amici e abitanti del quartiere Quadraro di Roma, e le stoffe verranno cucite insieme all’artista in due giornate specifiche. La processualità scelta è quella dell’arte relazionale che Basta pratica da molti anni dopo l’esperienza ad Helsinki dove si è specializzata in video, fotografia e site and situation art al Finnish Academy of Fine Arts. Basta ha spesso utilizzato il cucito, dichiara: «Cucire è come una preparazione per poi creare il seguito del lavoro, prima ho bisogno di concentrarmi in solitudine, sviluppo la base per poi proseguire; cucio degli abiti che mi servono per poi fare delle foto o dei video che sono come rappresentazioni di stati d’animo e di emozioni che concretizzo attraverso i vestiti».
Ci sono quindi due aspetti nel suo lavoro, quello in solitudine e quello collettivo, entrambi importanti, e in Abito lo spazio questi momenti si intrecciano attraverso l’atto del cucire privato che diventa pubblico. In questo lavoro cosa donano le persone oltre alle stoffe? Il tempo, dedicandosi a un’arte antica ormai poco praticata, che è accessibile a tutti, e che ha bisogno di ore, di concentrazione e attenzione. Il tempo diventa il cardine per misurare la dedizione a un’inclinazione personale che si esprime in maniera spontanea, ciò che succederà sarà un’incognita. Questo è un modo, inoltre, di azzerare la distanza che spesso si crea fra arte contemporanea e pubblico, Basta commenta così: «Cerco di annullare questa distanza creando insieme e dando valore al processo del fare, non solo al risultato». Inoltre le stoffe donate sono pezzi di vita vissuta, l’artista conclude: «Chiedere le stoffe in dono piuttosto che comprarle è dovuto al fatto che mi piace che portino la memoria e la storia di chi le ha possedute». Si viene così a creare un legame forte fra l’opera finale e le persone che hanno partecipato. Il 21 gennaio si è svolto il dono delle stoffe, mentre venerdì 29 gennaio e sabato 6 febbraio fra le 11:00 e le 13:00 ci saranno gli incontri di cucito collettivo. L’opera finita, che ricoprirà interamente il pavimento di Spazio Y, sarà presentata il 14 febbraio alle ore 11.00 alla presenza dell’artista con un video documentario che ne racconterà l’intero percorso. Info: www.spazioy.com